mercoledì 23 dicembre 2009

Campagna natalizia "Ricicla il post"

Parte oggi la campagna natalizia "Ricicla il post" contro gli sprechi di caratteri, di parole e soprattutto di tempo.
Sotto trovate il post scritto lo scorso anno.
Se non volete sprecare tempo, potete anche non rileggervelo.

Ultimi giorni di un natale che si preannuncia molto punto net devo fare un po' di shopping punto com per risparmiare qualche punto eu mi faccio un giretto online cerco qualche punto info devo capire i costi di spedizione per il punto it se la merce la acquisto in un punto us e nei miei giri mi imbatto in un punto pro "punto bo, che sarà?" la mia espressione di stupore rimango col dubbio vado in un sito per bambini punto ua "punto ma" sempre più i domini che non conosco "punto no" dico tra me e me forse è il caso di fermarsi punto

giovedì 3 dicembre 2009

ChicChe. L'altro volto delle città

Uno sguardo curioso e stralunato. Uno sguardo attento ai dettagli, capace di percepire ogni battito del cuore delle città. Uno sguardo mai stanco di sorprendersi. Questo è ChicChe.org.

Luoghi, sensazioni, curiosità, esperienze, odori e tanto altro ancora raccolti da chi la città la vive, ma non ha perso la voglia di scoprirla.
Su ChicChe non troverete mai scritto di non visitare il Colosseo a Roma, Westminster a Londra, la Torre Eiffel a Parigi, ma troverete quello stimolo che vi farà cercare oltre, in posti che nascondono più di quello che normalmente viene segnalato... piccoli dettagli che arricchiscono la comprensione di un luogo. Verrete invitati a confrontarvi con la gente del posto, vi verrà consigliato di provare esperienze di cui le persone che le hanno scritte hanno goduto e a volte troverete argomenti che in molti non hanno il coraggio di affrontare, ma che costituiscono linee fondamentali per disegnare il volto, quello vero, di una città (leggete, ad esempio, il post sulle celle della prigione di Newgate a Londra).

Tanti, tantissimi pezzi di un puzzle "social" che ognuno di noi può rimettere insieme nel modo che preferisce.

lunedì 23 novembre 2009

giovedì 5 novembre 2009

IAB Forum Milano 09

Ed ecco puntuale il resconto dello IAB Forum 2009 appena svoltosi a Milano.
Quest'anno ho seguito con molta attenzione entrambe le giornate e devo dire che, rispetto agli anni scorsi, i temi del digitale sono stati trattati tutti in maniera molto esaustiva e con uno sguardo rivolto al futuro.
Ho trovato molto interessante il convegno di apertura e soprattutto la tavola rotonda che è seguita, dove si è delineato in maniera chiara e puntuale il futuro dell'economia digitale in Italia. Nel pomeriggio una serie di convegni tematici molto interessanti, che purtroppo non sono riuscito a seguire nella loro interezza visto il sovrapporsi degli stessi, ci ha accompagnato fin quasi ad ora di cena.
La seconda giornata dei lavori si è aperta con una plenaria in cui si è parlato in maniera molto discreta e per niente invadente del Master IAB e, come al solito, non è mancata una tavola rotonda sulla comunicazione digitale con interventi dei migliori player del settore. Nel pomeriggio gli ormai consueti convegni tematici di approfondimento, illuminanti.

(ndr quest'anno allo IAB non sono riuscito ad andare, forse è per questo che...)

martedì 6 ottobre 2009

Faciesliber

Flumen est Arar, quod per fines Haeduorum et Sequanorum in Rhodanum influit, incredibili lenitate, ita ut oculis in utram partem fluat iudicari non possit. Id Helvetii ratibus ac lintribus iunctis transibant. Ubi per exploratores Caesar certior factus est tres iam partes copiarum Helvetios id flumen traduxisse, quartam vero partem citra flumen Ararim reliquam esse, de tertia vigilia cum legionibus tribus e castris profectus ad eam partem pervenit quae nondum flumen transierat. Eos impeditos et inopinantes adgressus magnam partem eorum concidit; reliqui sese fugae mandarunt atque in proximas silvas abdiderunt. Is pagus appellabatur Tigurinus; nam omnis civitas Helvetia in quattuor pagos divisa est. Hic pagus unus, cum domo exisset, patrum nostrorum memoria L. Cassium consulem interfecerat et eius exercitum sub iugum miserat. Ita sive casu sive consilio deorum immortalium quae pars civitatis Helvetiae insignem calamitatem populo Romano intulerat, ea princeps poenam persolvit. Qua in re Caesar non solum publicas, sed etiam privatas iniurias ultus est, quod eius soceri L. Pisonis avum, L. Pisonem legatum, Tigurini eodem proelio quo Cassium interfecerant.

martedì 15 settembre 2009

La gerarchia delle distrazioni digitali

Blog Informationisbeautiful
Nel post "The Hierarchy Of Digital Distractions" si parla della nuvola delle attività che si possono fare lavorando al computer e di come le singole attività possano avere il sopravvento sulle altre.
Facciamo un esempio: se stiamo leggendo un messaggio su Facebook e ci arriva una chiamata, molto probabilmente risponderemo alla chiamata "distraendoci" da Facebook, oppure se stiamo chattando sul messenger e riceviamo un SMS, molto probabilmente interromperemo la nostra attività per leggere l'SMS.
L'autore del blog inoltre sintetizza il tutto nella piramide delle "distrazioni" digitali.

Blog Virtualearn
L'autore del blog riprendendo il post sopra scrive che "Internet è forse il più grande strumento di distrazione mai inventato, sia per chi lavora, sia per chi studia" e addirittura chiosa con "in realtà tutte le nuove tecnologie di comunicazione hanno un alto potere di deconcentrarci dal lavoro".

A voi i commenti. I miei potrebbero essere offensivi.

venerdì 7 agosto 2009

Summer reading

I computer, la loro storia remota e più recente, come sono fatti e cosa sanno fare, come si "programmano", a che cosa possono servire nel lavoro, nella scuola e nel tempo libero.
Un libro per imparare quelle due o tre cose fondamentali sui computer e sull'informatica.

"Il mio primo libro sui computer" (Arnoldo Mondadori Editore, 1983): ripassiamo i fondamentali!

martedì 4 agosto 2009

15 maggio 2022

Ore 9:26.
Ufficio del responsabile advertising della Bartur&Gattler (food, beverage and sport accessories).
Avviso di chiamata VoiP dall'account del suo centro media MediaAreMedia.

Jonathan MacKenniker (JMK), resp. advertising: "Ciao Alliston, come stai?"
Alliston Fremberg (AF), account centro media: "Ciao Jonathan, tutto ok."
JMK: "Dimmi tutto."
AF: "Ti chiamavo per parlarti di quella posizioni spot sulla fiction in p"
JMK: "Alliston, scusa se ti interrompo, te lo avevo già detto: non siamo interessati."
AF: "Siete sicuri, guarda che paghiamo bene, abbiamo anche aumentato l'offerta."
JMK: "Sì, siamo sicuri, non vogliamo uscire in tv, non la vede più nessuno e ne va dell'immagine dell'azienda."
AF: "Ma per uscire con un solo spot sulla fiction ti paghiamo 750.000 euro che puoi sempre investire in altre attività di comunicazione."
JMK: "L'offerta economica non è male, ma non è questo l'elemento di valutazione."
AF: "Ok, dovrò trovare altri inserzionisti, ma la vedo difficile."
JMK: "In bocca al lupo."
AF: "Crepi!"

Disclaimer: Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale. La conversazione probabilmente non lo sarà.

lunedì 27 luglio 2009

Le funzioni (sociali e non) dei libri

Leggevo qualche tempo fa un articolo che mi ha fatto riflettere: in tutti i discorsi sul futuro (e soprattutto sul passato) dei libri cartacei si fa sempre esclusivamente riferimento ad una sola funzionalità del libro: la lettura.
Che la lettura di testi cartacei verrà progressivamente sostituita dall'omonimo digitale credo che nessuno possa più avere dei dubbi.
A pensarci bene però, un libro ha molte più funzionalità che vanno oltre la semplice lettura: un libro arreda, un libro può essere regalato, un libro può essere prestato e perchè no, un libro può anche essere utilizzato come fermacarte o poggiabicchiere.
Siamo allora così sicuri che tutte queste funzioni "alternative" di un libro possano essere facilmente sostituite da una sua versione digitale?
In altre parole: per voi regalare un libro significa regalare solo ed esclusivamente un momento di lettura o piuttosto significa regalare un oggetto?

giovedì 23 luglio 2009

Skittles: semplicemente geniale!


Il sito delle caramelle Skittles altro non è che una widget, su cui è riportato un menu, da cui accedere ai contenuti presenti sul web relativi alle famose caramelle: Twitter, Youtube, Facebook, Flickr, Wikipedia.
In parole povere: facciamo vedere sul sito cosa dice il web dei nostri prodotti.
Io l'ho trovato geniale.

P.S. Grazie e R. Venturini per la segnalazione

mercoledì 22 luglio 2009

Pixel Qi: guerra agli e-reader!

Chi legge il mio blog sa cosa penso degli e-reader (in particolare del Kindle) e sa anche che ritengo che il lettore digitale di Amazon ha le ora contate... e forse non sono così lontano dalla verità.
I lettori e-paper si basano sull'elettroforesi: ogni pixel è una micropallina che mostra la sua faccia bianca o nera a seconda della carica che riceve.
I vantaggi: si leggono molto bene, non essendo retroilluminati, anche al sole e non stancano gli occhi.
Gli svantaggi: riproducono solo il bianco e nero (è possibile, ma è molto difficile, ottenere il colore), sono lenti (non si possono sfogliare velocemente le pagine), non riproducono video.
Perchè allora non provare ad inventare degli schermi che eliminino gli svantaggi dell'e-reader, che siano a colori, che possano riprodurre la stessa qualità di lettura di un giornale e che mantengano al tempo stesso le caratteristiche di un vero schermo lcd?
E' proprio questa la sfida di Pixel Qi, un'azienda che si pone un obiettivo troppo facile da raggiungere: sconfiggere gli e-reader.
In sostanza, l'idea di Pixel Qi è apparentemene molto semplice: è l'utente che può regolare in autonomia la retroilluminazione dello schermo in modo che, se vuole leggere un giornale o un libro la disattiva, se invece vuole utilizzare lo schermo per vedere video e immagini la attiva.
L'autunno si prospetta interessante... ne vedremo delle belle!

Fonte immagine: Pixel Qi

giovedì 16 luglio 2009

IAB Forum Roma 09

Ritiro badge. Nome. Grazie.
Internet per uscire dalla crisi. Bla bla bla.
Lettera.
All advertising is digital. Words words words.
Coffe. Drink. Ciao, tutto bene? Ci vediamo dopo.
Internet e TV. Io ho fatto qui. Io ho fatto lì. Io ho fatto su. Io ho fatto giù.
Gnam Gnam. Ciao, come va? Bene, ci vediamo dopo.
Enrico Bertolino. There's a light!
Words words words.
Come migliorare l'offerta agli investitori. Voi non fate questo. Sì, però voi non fate questo. Non è vero, è che voi non fate così. In parte, voi comunque non fate colà.
Fine.

martedì 14 luglio 2009

venerdì 3 luglio 2009

Content Management Protocol

Parto con una domanda: per pubblicizzare un prodotto mettereste un cartellone pubblicitario in una piazza vuota o in una piazza stracolma di gente?
La risposta è abbastanza ovvia.
Passando dall'off all'online, anche qui si sta ragionando così: le aziende stanno cercando, giustamente, di portare i propri contenuti dove effettivamente si trovano gli utenti.
Tutto corretto, tutto bello, tutto duepuntozero. Quello che però imho si sta sottovalutando, in tutta questa "esportazione" a ruota libera di contenuti, è la gestione e la manutenzione degli stessi.
Immaginate questo scenario: le aziende instaurano delle partnership con N siti, creano per queste partnerhip N banner interattivi che al loro interno hanno dei simulatori che utilizzano N dati. Immaginate che questi banner siano relativi a diversi prodotti e ciascuno si basa su db diversi e raccoglie dati diversi. Cosa succederebbe se abbiamo bisogno velocemente di cambiare un dato?
Primo: dobbiamo ricordarci quanti, quali e dove sono i nostri banner che utilizzano quel dato.
Secondo: dobbiamo modificare il banner.
Terzo: dobbiamo distribuire di nuovo il banner ai vari partner che dovranno a loro volta ripubblicarlo sul proprio sito.
Conclusione: potremmo dimenticarci alcuni banner, l'aggiornamento potrebbe non essere veloce, i contenuti del sito e dei banner potrebbero essere disallineati... e via dicendo.
Immaginate invece se lo spazio che ospita il nostro advertising fosse semplicemente un puntamento ad una repository proprietaria dell'inserzionista che in questo modo mantiene in house la gestione dei contenuti e il relativo aggiornamento. Non sarebbe tutto più facile?
Arriveremo secondo voi ad una sistema di content management "unico"? Riusciremo a definire in un futuro non tanto prossimo un "protocollo" di gestione dei contenuti tale per cui esisteranno solo "puntamenti" a contenuti e non "residenza" di contenuti?
Secondo me sì.

giovedì 2 luglio 2009

Rimane sempre imbarazzante!

Vi ricordate del logo di telepromozioni Magic Italy?
Bene, quello che vedete a fianco è invece il nuovo logo di telepromozioni Italia che dovrebbe promuovere l'immagine dell'Italia nel mondo e agli occhi dei turisti.
Provate a chiedere a quei due poveri ragazzi giapponesi che si sono visti arrivare un conto da 695,00 euro (con oltre 100,00 euro di mancia) cosa pensano dell'Italia e come ne parleranno ai loro conoscenti.
Se non cambia la mentalità di chi vede il turista solo come un pollo da spennare, credo che un logo non serva assolutamente a niente... soprattutto se poi è così orrendo!

giovedì 25 giugno 2009

Etching View Street

Esiste il confine tra arte e web?
Etching View Street è un'incisione laser su plexiglass realizzata da un mio amico (Carlo Pecoraro) che abbatte proprio questo confine... bravo Carlo!

giovedì 18 giugno 2009

Google AdWords Addiction

Ho letto poco fa un interessantissimo post sul tema search.
Nel post si paragona l'utilizzo della search all'utilizzo di una droga.
Una persona che fa uso di droghe spende un po' di soldi per comprarsi una dose che una volta utilizzata lo fa sentir bene. Poi gli effetti finiscono. A questo punto la persona spende un po' più di soldi per comprarsi più droga. Poi gli effetti finiscono di nuovo. Allora ha bisogno di trovare ancora più soldi per comprarsi ancora più droga e tutto questo porta inevitabilmente ad esaurire il suo budget e a non avere più droga per sentirsi meglio.
La stessa cosa accade con Google. Si inizia comprando un po' di Google AdWords che generano un po' di leads che fanno star bene il management. Poi, visti i primi risultati, si investe un po' di più per comprare ancora più leads, sempre più richiesti. Quindi si comincia a chiedere più budget per comprare sempre più leads e così via.
Vi starete chiedendo: e cosa c'è di sbagliato in tutto questo?
Il problema è che non si sta costruendo un vero asset per l'azienda, quello che si sta facendo è semplicemente comprare click che si esauriscono molto velocemente. Non si sta facendo niente per fare in modo che i leads si incrementino "spontaneamente" mese dopo mese riducendo il proprio investimento.
Quale potrebbe essere la soluzione?
Oltre ovviamente a lavorare sul SEO, sta diventando sempre più importante lavorare sul tema blogging e sui social media. Questo perchè bisogna cominciare a spostare il concetto di essere presenti sulle pagine di ricerca verso un concetto di percezione che gli utenti hanno del brand e dei propri prodotti in base ai risultati che escono nelle SERP.
Pensate a questa cosa: siamo tanto bravi da risultare con il Prodotto X al primo posto nei risultati organici, al secondo posto però c'è un post di un blog che parla malissimo del nostro Prodotto X. Che percezione pensate abbia l'utente del Prodotto X?
Forse allora non è tanto importante essere presenti sulle pagine dei risultati, quanto fare in modo che le pagine dei risultati abbiano dei contenuti che facciano percepire positivamente il nostro brand, siano essi contenuti presenti sui blog, sui forum o dove volete.

martedì 16 giugno 2009

Il dizionario del futuro

Nome in codice: Wordnik
Creatore: Eric McKean
Data di nascita: Anno Solare 2009
Funzionalità: dizionario online (non chiamatelo così davanti a lui)
Segni particolari: in grado di fornire una panoramica di tutto quello che si dice e si vede in rete relativamente al lemma ricercato; in pratica, l'utente inserisce il lemma da ricercare e riceve come output, oltre ad informazioni testuali anche quello che si dice su Twitter, immagini che si trovano su Flickr, etc. etc.
Livello di interazione: potenzialmente elevato, gli utenti possono partecipare segnalando nuovi termini, inserendo note e etichettando le parole, sempre sotto la supervisione dei linguisti del team di Wordnik
Giudizio complessivo: interessante, con i dovuti limiti (se cerco ad esempio "uovo", che mi importa di sapere che 2 minuti fa @nomeinventato si è mangiato un uovo all'occhio di bue?)

Immagine: wordnik.com

mercoledì 10 giugno 2009

Laws of simplicity

Pensate che il mondo sia complicato?
Se la risposta è sì, sappiate che forse una soluzione per ridurre la complessità esiste. E quella soluzione porta il nome di John Maeda (potete leggere tranquillamente chi è su Wikipedia). Con il progetto "Simplicity" John Maeda si pone un obiettivo sfidante: trovare il modo di semplificare la vita delle persone rispetto alla crescente complessità (in qualsiasi ambito, non solo tecnologico).
Sul sito lawsofsimplicity.com si possono leggere le dieci "leggi" che, se attuate sistematicamente da un numero significativo di persone, a detta di Maeda potrebbero davvero cambiare il mondo, almeno da un certo punto di vista.
Alcune sono interessanti. Altre meno. A voi la valutazione.

P.S. grazie a Ninjamarketing per il suggerimento e a Steve Jobs per averci facilitato l'uso del mobile.

Immagine: lawsofsimplicity.com

mercoledì 3 giugno 2009

Bing


Vi segnalo una cosa che mi ha fatto sorridere.
Stavo provando il "nuovo" motore di ricerca appena lanciato da Microsoft e cercando "centro commerciale roma est" il primo risultato degli organici è stato Apple.com con il suo Apple Store... curioso!

giovedì 28 maggio 2009

Happy Birthday VT

Era il 20 maggio 2008 ed io, davanti al mio computer, scrivevo il Post #1.
E da quel primo post ne ho pubblicati una buona quantità sui più svariati temi del digitale e di tutto quello che gli ruota intorno.
Certo, i commenti non sono tanti, ma questo non è importante.
Con un incessante impulso nichilista continuerò infatti a scrivere sul blog perchè sono sempre più convinto che "l'essenza di un blog non è la sua interattività, ma la condivisione dei pensieri e delle opinioni del blogger" (Claire E. Write).
A questo punto non mi resta che salutarvi con: "Happy Birthday VirtualTalks"!

Immagine: presa da Google Immagini

martedì 12 maggio 2009

Moneta unica per il web

Il tema di una valuta web "universale" (che in questo post per comodità, e con pochissima fantasia, chiamerò WebDollar) a cui ricondurre tutti gli scambi commerciali che avvengono online è un tema che mi affascina e al tempo stesso mi spaventa.
Mi affascina perché mi piacerebbe in futuro poter fare acquisti online senza dovermi più preoccupare, almeno non al momento in cui effettuo l'acquisto, di conoscere il tasso di conversione dal WebDollar alla mia valuta (a patto che abbia un conto in WebDollar che lavora esattamente come lavora un conto offline).
Mi spaventa perché temo che l'utilizzo di una valuta web possa in qualche modo "ghettizzare" il mondo dell'online allontanandolo dal mondo reale.
Qual'è l'obiettivo che si vuole raggiungere con l'introduzione di una moneta unica per il web e, ancor di più, qual'è il valore aggiunto reale per gli utenti dovuto all'utilizzo della moneta unica?
Per gli utenti: la semplificazione dei processi di acquisto perché non devo fare complicati calcoli di conversione? E' solo un problema rimandato perché i conti dovrò comunque farli nel momento, inevitabile, in cui convertirò i miei WebDollars nella mia valuta.
Sempre per gli utenti: una maggiore sicurezza nelle transazioni? Vedo gli stessi livelli di sicurezza sia se utilizzassi Euro, Dollari, Yen e sia se utilizzassi WebDollars.
Per il web in generale: un incremento degli scambi commerciali online? Non credo che la moneta unica sia la soluzione.
IMHO prima dell'introduzione della moneta unica vedo fondamentale, nel prossimo futuro, l'utilizzo di una piattaforma universale per i pagamenti online accettata da tutti i player e da tutti gli utenti. In parole povere: l'utilizzo di una unica e sola modalità di pagare gli acquisti online e non una pluralità di mezzi di pagamento come invece accade ora (bonifici, carte di credito, prepagate, contrassegni, etc.).
Ooops, non vi sembra che qualcosa di simile già esista? Bisognerà quindi solo fare in modo che diventi "webversale" (web + universale).

venerdì 8 maggio 2009

Amo Internet

Sì, amo Internet.
Amo la sua libertà.
Amo la sua "democrazia".
Amo la sua cultura e il suo progresso.

Odio tutte quelle iniziative di regolamentarlo "reprimendo".

Per questo amo "Amo Internet" e condivido il suo Manifesto.

Ecco, appunto: leggete qui!

Immagine: Amo Internet

giovedì 30 aprile 2009

E ora di nuovo sul cinguettio

Sì, è decisamente il mese dell'amarcord.
E infatti torno di nuovo a parlare di Twitter, quel servizio di microblogging (per chi non lo sapesse), tanto amato e tanto odiato, che ultimamente ha fatto parlare di sè in quanto finito nell'occhio sempre meno indiscreto di Big G, che sembra lo voglia comprare.
A farmi tornare in mente Twitter è stato un articolo letto su Repubblica.it che riporta i dati di una ricerca di Nielsen Online che afferma che su Twitter "il tasso di mantenimento dell'audience, o la percentuale di utenti di un certo mese che ci sono ancora il mese successivo, è di circa il 40 per cento". In altre parole: il 60% degli utenti di Twitter abbandona il servizio dopo il primo mese.
Personalmente non la vedo così negativa, anzi. A mio modo di vedere tutti i servizi online pagano lo scotto di una caduta fisiologica dell'utenza che passa, semplificando i concetti, da una fase iniziale di "novità" (in cui in molti si iscrivono) ad una necessaria fase di "maturità" (in cui rimangono pochi e veri utilizzatori). Ed è proprio su questo "nocciolo" che, imho, dovranno essere impostate sia le strategie di sviluppo di Twitter che valutate le possibilità per le aziende di utilizzare il microblogging per fare business.
Adesso non ci rimane che aspettare la fase di "maturità" di Facebook... e sono sicuro che ne vedremo delle belle.

Immagine: Twitter.com

lunedì 27 aprile 2009

Finalmente torniamo a parlare di Facebook

Questa volta non tanto per la notizia in sé della dipendente della compagnia di assicurazioni svizzera (Nationale Suisse) che è stata licenziata mentre, dandosi per malata a causa di una forte emicrania (che a detta sua le impediva di stare addirittura davanti al PC), è stata "beccata" a navigare su Facebook, quanto per il fatto che a beccarla sarebbe stata una fantomatica "amica" di nome Hannelore Müller, una "spia" della compagnia che avrebbe intercettato la sua attività online.
Anche scrivendo una cosa impopolare, secondo me hanno fatto bene a licenziarla:
- primo, perchè è stata una stupida a usare Facebook dopo quello che aveva detto al datore di lavoro (ma su questo posso anche sorvolare perchè forse non poteva immaginarsi di avere una spia tra gli "amici");
- secondo, e soprattutto, perchè è stata una stupida ad accettare l'amicizia di una sconosciuta (e su questo non sorvolo).
I miei dubbi su Facebook sono sempre meno dubbi.

martedì 7 aprile 2009

Terremoto: proposta per gli editori... e se non lo fanno, non cliccate sui banner!

In queste ore post-terremoto i siti di informazione stanno sicuramente registrando dei dati di traffico assolutamente fuori dalla media.
Per rispetto e solidarietà con i terremotati, mi sarei aspettato quanto meno l'inibizione dei banner pubblicitari (almeno per questi primi giorni): non so a voi, ma a me da un po' fastidio leggere di morti e macerie e in testata vedere la pubblicità di un prodotto dimagrante (di cui non faccio il nome per non fargli ulteriormente pubblicità).
Lancio una proposta che vi chiedo di diffondere il più possibile: sensibilizzare gli editori perchè facciano in modo che almeno in questa settimana gli introiti della vendita delle posizioni banner vengano utilizzati a sostegno di tutte quelle azioni di solidarietà per le "vittime" del terremoto. Mi piacerebbe che anche Google lo facesse.
Io nel mio piccolo lo farò con il mio AdSense.

giovedì 2 aprile 2009

Bill My Parents

Si parla sempre di e-commerce e del fatto che, volenti o nolenti, almeno qui da noi stenta a decollare in pieno (se non si considerano il settore turismo, che da solo fa la metà del mercato, tempo libero ed elettronica di consumo), anche se alcuni segnali confortanti ci sono.
Sono dell'idea che sempre più per i digital native sarà "normale" acquistare online nel senso che, nel momento della decisione di acquisto, il mezzo online sarà semplicemente paragonato agli altri mezzi disponibili e se c'è quella convenience ad acquistare sul mezzo digitale, questo sarà semplicemente utilizzato.
Il digital native, che molte volte è un teens potrebbe però avere l'ostacolo che: o non h la carta di credito o non è riuscito a "rubarla" ai genitori o non ha ricarica sufficiente sulla carta prepagata.
E allora che c'è di meglio, alla fine del processo di acquisto, di far pagare direttamente i genitori? E BillMyParents ha proprio questo obiettivo: alla fine del processo di acquisto, i nostri cari digital native potranno decidere di utilizzare l'opzione BillMyParents e, di conseguenza, inviare una notifica ai genitori sulle intenzioni di acquisto. E il genitore potrà accettare di completare la transazione o rifiutarla (e magari correre ad acquistare l'oggetto, preferibilmente online, per regalarlo al figlio alla prima ricorrenza utile): nessuna carta di credito prestata, nessuna ansia da parte dei genitori, controllo sugli acquisti online dei figli... idee per i regali di compleanno!
Che ne dite se sviluppassimo anche BillMyWife o, per un pubblico femminile, un BillMyHusband?

Immagine: BillMyPatens.com

martedì 31 marzo 2009

Scribd

Torno sull'argomento appena trattato con Kindle ovvero il futuro della modalità di lettura digitale di libri e giornali. E mi ricollego ad un articolo letto su Innovhub (e approfondito sul blog di Wired) per parlare di Scribd.
Scribd è una società che si occupa di visualizzazione di documenti sul web e che ha lanciato, lo scorso anno, l'iPaper.
L'iPaper altro non è che un lettore di documenti che consente (dopo aver trasformato il formato di partenza - PDF, Doc, Ppt e molti altri - in formato iPaper) un'ottimale visualizzazione degli stessi sul web.
Come da me affermato, il fatto è che sempre più utenti sono abituati a fruire di contenuti editoriali (siano essi quotidiani o libri) attraverso il proprio PC e sempre di più lo saranno anche grazie alla diffusione di notebook sempre più piccoli e sempre più "portabili" che un altro dispositivo per la lettura di questi contenuti lo vedo davvero inutile. E invece magari serve un tool che consenta la miglior visualizzazione cross-piattaforma di tali contenuti. E l'iPaper ne è un esempio.
Kindle, hai le ore contate!

Immagine: Scribd

domenica 22 marzo 2009

Kindle o non-Kindle style? Questo è il problema...

Sembra ormai che l'editoria per come siamo abituati a concepirla (giornali, carta, edicola, etc. etc.) abbia davvero le ore contate.
E sembra che la naturale evoluzione della stessa debba portarla inevitabilmente verso il digitale.
Sempre più frequenti sono i tentativi di rendere digitale l'esperienza di lettura offline di giornali e libri: il Kindle2 di Amazon e tutta quella schiera di handset digitali che dovrebbero finalmente liberarci dalla carta senza però liberarci dalle emozioni sensoriali della lettura di un giornale ne sono un esempio (che poi, chi ha detto che sia piacevole sensorialmente leggere un giornale?).
Quello che mi chiedo: ma è davvero questa l'evoluzione nel modo di leggere libri e giornali? E' davvero il cercare di riprodurre un modello di lettura cartaceo attraverso strumenti digitale il futuro? O forse è proprio la diffusione del digitale che contribuirà a sviluppare un nuovo modello di lettura che non è la semplice riproduzione del cartaceo sul digitale, cosa a cui invece si sta assistendo?
Che il digitale sia il futuro per l'editoria non v'è dubbio. Credo però che nello sviluppo delle diverse soluzioni di e-reader si sia ancora troppo ancorati al concetto di lettura fisica. Guardiamo il Kindle: altro non è che un semplice riproduttore (sì, con alcune funzionalità che non ha un libro, vedi ad esempio la possibilità di ingrandire i caratteri) che si basa esattamente sullo stesso concetto di usabilità di un libro: tenerlo in mano, leggere una pagina alla volta e sfogliare le pagine in sequenza.
Forse il passaggio dal modello di lettura offline a quello D.O.B. (Digital Offline Based, acronimo che mi sono inventato or ora di sana pianta) sarà un passaggio inevitabile se si vorrà arrivare ad un vero modello di lettura digitale. Ma sono sicuro che il modello D.O.B. è morto già prima di essere nato. Ne riparleremo.

Immagine: Amazon.com

domenica 15 marzo 2009

Finalmente qualcuno che dice le cose come stanno

Si è tenuto la settimana scorsa il circo-farsa dell’Upa. Una kermesse di due giorni dove si sono incontrati i big della pubblicità italiana e dove si è cercato di infondere un po’ di ottimismo agli investitori in questo periodo di sostanziale magra. Un po’ come l’oste che urla agli avventori del proprio locale “Bevete il mio vino, vi assicuro che è buono”.
Tra tutta l’ipocrisia circolante e le belle parole, qualcuno è riuscito però ad uscire fuori dal coro. E quel qualcuno è Tom Mockridge, amministratore delegato di Sky Italia, che ha attaccato a mani basse l’Auditel, il sistema di rilevazione (potremmo parlare per ore sulla metodologia utilizzata da questo grande imbroglio) degli ascolti televisivi in mano a Rai, Mediaset e all’Upa stessa in qualità di “garante” (insomma, il controllato che fa il controllore) e che Mockridge teme non possa monitorare correttamente l’audience dei canali digitali satellitari. E come dargli torto.
Il problema è che il mondo della TV sta radicalmente cambiando e qualcuno, che fa finta di non rendersene conto, continua a difendere le sue posizioni, ma non si rende conto che o cambia in fretta o sta solamente portando un po’ avanti la sua agonia.
Grande Tom, siamo tutti con te!

giovedì 5 marzo 2009

Questo non è un messaggio pubblicitario!*

Da oggi conviene avere tutto e subito.
Cosa aspetti ad averla sul tuo cell?
Cambia la tua vita. Fai come me!
Al tuo sogno manca tanto così.
Anche i piccoli sognano come i grandi
I tuoi obiettivi sono i nostri obiettivi.
Io posso aiutarti. Visita il mio sito per saperne di più.
E' successo a Gabriele, 42 anni di Pistoia
Oggi l'amore si trova così
Non restare a casa ad aspettare il tuo prossimo acquisto online
Acquista una stella, un regalo unico e originale!
Fallo Subito!Scade il 12/3
Clicca qui!

* Estratto di bannerologia quotidiana

venerdì 27 febbraio 2009

Ryanair...

... no grazie!
Come usare a proprio svantaggio la blogosfera e ottimo esempio da non imitare.
Leggete come Ryanair ha affrontato un post di un utente che segnalava un problema durante il processo di acquisto di un biglietto in caso di modifica dei dati della prenotazione.
In fondo bastava poco a Ryanair.
Mi sorge però un dubbio: i vertici dell'azienda sanno della risposta data o questa è solamente frutto di un farneticante e stressato programmatore?

giovedì 26 febbraio 2009

Word Of Mouth

Da quello che si legge e si sente in giro c'è un gran fermento sul tema del "passaparola". Numeri, statistiche, presentazioni, percentuali ad indicare quanto il passaparola è sempre più importante nelle decisioni di acquisto, etc. etc. etc.
Sembra che se nel prossimo futuro non si faranno delle strategie di WOM le aziende non... ehi, un momento, abbiamo bisogno di un rewind: ma il "passaparola" non è quel fenomeno spontaneo che ci fa dire da un amico "ho provato quella pizzeria e te la consiglio vivamente"? non è quel fenomeno che mi fa dire "di Guido (nome di pura fantasia) mi fido perchè so che è molto esigente sulla pizza"? o che mi fa dire "se questa cosa me l'avesse detta Mario (altro nome di pura fantasia) non ci avrei creduto perchè mangia qualsiasi cosa sia minimamente commestibile"?
Ora si parla di S.T.R.A.T.E.G.I.E. di "passaparola": interi cervelli impegnati sul progettare strategie di "passaparola", agenzie su agenzie che vengono a proporti progetti di "word of mouth" (non usano mai il termine "passaparola" perchè fa molto signora Pina del primo piano), internet ed i social media che in tutto questo sicuramente contribuiscono ad accelerare il fenomeno visto che hanno reso accessibile una base di utenza fino a pochi anni fa impensabile.
Ma non si sta perdendo di vista il concetto stesso del "passaparola" cercando di ingabbiarlo in attività che del vero "passaparola" hanno solamente il nome? Secondo me si.
Il WOM in fondo sta diventando sempre più advertising in cui i testimonial non sono più i grandi nomi ma gente sconosciuta che viene in qualche modo indotta a veicolare il messaggio che vogliono le aziende. E questo lo chiamiamo "passaparola"?
Se le aziende cominciassero a fare davvero dei prodotti validi e di valore aggiunto si renderanno conto di come non avranno certamente bisogno di fare "strategie" di WOM né tantomeno di pagare agenzie che li supportino in questo, perchè il messaggio si propagherà da solo. Ma fino a che le aziende non si renderanno conto di questo, ci toccherà continuare a sentir parlare di strategie di WOM.

mercoledì 18 febbraio 2009

TIME preparati

Dopo aver letto che il TIME ha pubblicato la lista dei 25 migliori blog del 2009 e che, inspiegabilmente, il mio blog non rientra in questa classifica (e neppure nella classifica dei 5 blog più sopravvalutati del 2009) ho deciso di fare causa alla nota testata giornalistica per diffamazione, diffusione di notizie non corrispondenti alla realtà e istigazione alla non lettura.
E neanche a dirlo, tutto questo lo faccio per tutelare proprio voi, affezionati lettori del mio blog, che dopo aver letto la classifica del TIME potreste pensare di perdere del tempo prezioso collegandovi al mio blog o leggendo i miei feed. Ma non preoccupatevi, continuate a seguirmi perchè posso assicurarvi che state leggendo uno dei migliori blog al mondo... non ci sono classifiche che tengano!

P.S. Qualcuno conosce un buon avvocato?

Fonte Immagine: Time.com

giovedì 12 febbraio 2009

giovedì 5 febbraio 2009

BootB

Ovvero "Brands Out Of The Box", un modo nuovo e sicuramente non convenzionale di intendere il processo creativo.
Venerdi scorso ho incontrato a Roma Pier Ludovico Bancale, fondatore e CEO di questa start-up innovativa che si pone come obiettivo quello di scardinare il consueto processo creativo a cui le aziende sono ormai assuefatte.
E quale miglior modo di farlo se non quello di "sfruttare" la rete come facilitatore di connessioni?
BootB in poche parole è un marketplace della creatività, passatemi il termine, dove le Aziende (che hanno bisogno di quel bene sempre più prezioso che è la creatività distintiva) possono entrare in contatto con le migliori "menti creative" del pianeta. Come funziona? Semplice, un'azienda che decide di utilizzare BootB, inserisce online un brief che verrà recepito worldwide da tutti i creativi che aderiscono al network i quali, se decideranno di partecipare alla gara, cominceranno a sviluppare le loro proposte creative. Man mano che vengono sviluppate, le proposte verranno inserite online (anonime e visibili solo all'azienda richiedente). L'azienda si troverà quindi "unlimited creativity" da valutare e tra cui scegliere.
Riuscite ad immaginare il potenziale? Non esisteranno più barriere geografiche, si avrà la possibilità di entrare in contatto con creativi che hanno approcci culturali completamente diversi da quelli a cui siamo abituati (e proprio per questo potrebbero sviluppare quell'idea che mancava) e finalmente si potrà scegliere davvero l'idea che si ritiene vincente e non, come spesso accade, la meno peggio tra quelle proposte da una singola agenzia.
La morte delle agenzie di creatività come le abbiamo conosciute finora è vicina...

venerdì 30 gennaio 2009

Idioti allo stato puro... o troppo furbi?

Giudicate voi: sull'AppleStore USA è possibile comprare alla modica cifra di 999$ un'applicazione (MyCentrl) che consente di essere aggiunti in un esclusivo Social Network per “ricchi”, accessibile soltanto tramite iPhone o iPod Touch, dove magari discutere e parlare con i propri simili dell'ultima Spa ultracostosa o dell'ultimo jet privato con i sedili in pelle.

Immagine: iphoneitalia.com

Aggiornamento: Apple ha deciso di eliminare l'applicazione!

martedì 27 gennaio 2009

Illuminante

Non c'è alcun dubbio che l'industia dei Network televisivi - o meglio delle Tre Grandi, poichè la Pbs è di tutt'altra categoria, e la Fox partì bene ma durò poco - aveva già avuto dei grossi problemi. Tra la proliferazione esponenziale dei canali via cavo, l'ascesa dei telecomandi a-controllo-totale conosciuti storicamente come cambini, e quella dei Vcr dotati di sensori di volume e picco isterico in grado di eliminare gran parte della pubblicità dai programmi registrati su nastro [...] i Network non riuscivano ad attirare la quantità di pubblico di cui avevano bisogno per giustificare i prezzi degli spazi pubblicitari necessari a riempire il loro enorme stomaco. Il nemico acerrimo delle Quattro Grandi erano le oltre 100 reti via cavo americano a carattere regionale o nazionale [che, riunitesi in un Network, riuscirono ad allestire] una campagna diretta al cuore e alla mente che derideva la "passività" di centinaia di milioni di telespettatori costretti a scegliere ogni sera tra i programmi di quattro soli Network statisticamente sfatti, ed esaltava invece la "vera scelta americana" tra oltre 500 opzioni di canali via cavo [...]
Come gran parte delle agenzie pubblicitarie americane, la V&V imburrava avidamente la fetta di pane da ogni lato possibile, e aveva cominciato a trarre vantaggio dai ribassi delle tariffe degli spazi pubblicitari delle Quattro Grandi per lanciare sui Network efficaci campagne di prodotti e servizi che in precedenza non avrebbero potuto permettersi una diffusione di immagine a carattere nazionale.
[...] la pagliuzza che stroncò la schiena delle Quattro Grandi fu il trittico di pubblicità in bianco e nero che la V&V realizzò per una piccola cooperativa del Wisconsin che vendeva raschietti per la lingua via posta prepagata [pubblicità di cattivo gusto che metteva in evidenza lo strato di materiale grigio-bianco che ricopre la lingua e che schifò totalmente gli spettatori]
La campagna [...] ebbe tre conseguenze di notevoli proporzioni. La prima fu un anno orribile [...] in cui il Paese divenne ossessionata dall'igiene della lingua [...]. La seconda conseguenza fu che le Quattro Grandi finirono per cadere, fiscalmente parlando, giù dallo scaffale [gli spettatori schifati cambiavano canale quando vedevano lo spot e di conseguenza si innestava una spirale a catena anche per tutte quelle pubblicità pianificate in prossimità dei raschietti per la lingua che non vennero più pianificate]. In pochi giorni tre delle Quattro Grandi avevano cessato le trasmissioni, e la Abc si era lanciata in una maratona di Happy Days così interminabile che ricevettero minacce-bomba sia la Rete sia il povero vecchio Henry Winkler [...]
E la terza ironica conseguenza fu che quasi tutte le grandi agenzie pubblicitarie che dipendevano dalle grandi Reti - tra queste anche al icariana Viney & Veals - furono anche loro risucchiate nel maelstrom delle Quattro Grandi [...]
Ora entra in scena la Noreen Lace-Forché, la Gran Mogol dei video a noleggio [che puntò tutta la sua attività sulla distribuzione di "cartucce" di intrattenimento].
Cosa sarebbe successo se invece di star seduto a scegliere il meno peggio tra 504 programmi più o meno infantili, la vox e digitus populi avesse potuto scegliere di rendere lo spettacolo a casa propria una cosa letteralmente e totalmente adulta? Per esempio, cosa sarebbe successo se secondo la InterLace [la società fondata da Noreen Lace-Forché] - se uno spettatore avesse potuto scegliere più o meno al 100 per cento cosa vedere in qualsiasi momento? [...]
L'intrattenimento di massa americano diventò pro-attivo, guidato dal consumatore [e in questo] le pubblicità erano da escludersi - qualsiasi Cpu di qualsiasi Pc con un minimo di sensibilità erano in grado di eliminare tutto ciò che strillava o non fosse gratificante per mezzo della Funzione di Revisione che veniva attivata dopo la ricezione di un dischetto di intrattenimento [...]
Le agenzie [...] si guardavano continuamente intorno alla ricerca di nuovi polsi da toccare e nicchie da riempire. Tabelloni pubblicitari spuntarono con furia quasi micologica [...] nessun autobus, treno, filobus o taxi rimase immune dall'essere impecettato da pubblicità patinate. Per un certo periodo di tempo le linee aeree commerciali si trascinarono dietro quegli stendardi pubblicitari riservati ai Piper durante le partite di footbal o sulle spiagge di luglio. Le riviste (già messe in pericolo dai loro equivalenti in video ad alta definizione) si riempirono così tanto di quelle insopportabili e caduche cartoline pubblicitarie che i prezzi della posta di quarta classe andarono alle stelle, rendendo le e-mail dei loro equivalenti in video molto più appetibili, in un'altra spirale viziosa.

E' solo una questione di tempo...

Estratto, commentato, da Infinite Jest - David Foster Wallace

martedì 20 gennaio 2009

Era ora

Finalmente l'industria discografica fa marcia indietro e riconosce il fatto che la lotta contro il download "illegale" (e sul concetto di illegalità se ne potrebbe discutere per ore) di musica da internet non ha prodotto alcun risultato, nè in termini monetari e né tantomeno in termini di immagine per le case discografiche stesse, sconfitte più che mai (vi dice qualcosa Don Chisciotte?).
Quale sarà il modello di business su cui dovranno ricostruirsi è ancora tutto da definire (pagamento a canone per il download, prezzo "abbordabile" per i singoli CD, revenues su advertising all'interno dei siti delle stesse, etc. etc.). Nessuno può dirlo con certezza.
Quello che però si può solo affermare è che il modello di business su cui fino ad ora si è retta l'industria discografica è definitivamente crollato di fronte all'evidente cambiamento nelle modalità di fruizione dei contenuti da parte degli utenti. E questo comporterà anche che il negozietto di dischi, piccolo o grande che sia, dovrà cambiare modo di intendere la propria "bottega" adeguandosi ai tempi. Come? Tutto da scoprire.
E ora tocca all'industria cinematografica e a tutto ciò che gli ruota intorno... aspettate e vedrete.

lunedì 12 gennaio 2009

Non ho niente...

... di veramente interessante da scrivere.
Se volete leggere cose interessanti leggetevi altri blog.