martedì 31 marzo 2009

Scribd

Torno sull'argomento appena trattato con Kindle ovvero il futuro della modalità di lettura digitale di libri e giornali. E mi ricollego ad un articolo letto su Innovhub (e approfondito sul blog di Wired) per parlare di Scribd.
Scribd è una società che si occupa di visualizzazione di documenti sul web e che ha lanciato, lo scorso anno, l'iPaper.
L'iPaper altro non è che un lettore di documenti che consente (dopo aver trasformato il formato di partenza - PDF, Doc, Ppt e molti altri - in formato iPaper) un'ottimale visualizzazione degli stessi sul web.
Come da me affermato, il fatto è che sempre più utenti sono abituati a fruire di contenuti editoriali (siano essi quotidiani o libri) attraverso il proprio PC e sempre di più lo saranno anche grazie alla diffusione di notebook sempre più piccoli e sempre più "portabili" che un altro dispositivo per la lettura di questi contenuti lo vedo davvero inutile. E invece magari serve un tool che consenta la miglior visualizzazione cross-piattaforma di tali contenuti. E l'iPaper ne è un esempio.
Kindle, hai le ore contate!

Immagine: Scribd

domenica 22 marzo 2009

Kindle o non-Kindle style? Questo è il problema...

Sembra ormai che l'editoria per come siamo abituati a concepirla (giornali, carta, edicola, etc. etc.) abbia davvero le ore contate.
E sembra che la naturale evoluzione della stessa debba portarla inevitabilmente verso il digitale.
Sempre più frequenti sono i tentativi di rendere digitale l'esperienza di lettura offline di giornali e libri: il Kindle2 di Amazon e tutta quella schiera di handset digitali che dovrebbero finalmente liberarci dalla carta senza però liberarci dalle emozioni sensoriali della lettura di un giornale ne sono un esempio (che poi, chi ha detto che sia piacevole sensorialmente leggere un giornale?).
Quello che mi chiedo: ma è davvero questa l'evoluzione nel modo di leggere libri e giornali? E' davvero il cercare di riprodurre un modello di lettura cartaceo attraverso strumenti digitale il futuro? O forse è proprio la diffusione del digitale che contribuirà a sviluppare un nuovo modello di lettura che non è la semplice riproduzione del cartaceo sul digitale, cosa a cui invece si sta assistendo?
Che il digitale sia il futuro per l'editoria non v'è dubbio. Credo però che nello sviluppo delle diverse soluzioni di e-reader si sia ancora troppo ancorati al concetto di lettura fisica. Guardiamo il Kindle: altro non è che un semplice riproduttore (sì, con alcune funzionalità che non ha un libro, vedi ad esempio la possibilità di ingrandire i caratteri) che si basa esattamente sullo stesso concetto di usabilità di un libro: tenerlo in mano, leggere una pagina alla volta e sfogliare le pagine in sequenza.
Forse il passaggio dal modello di lettura offline a quello D.O.B. (Digital Offline Based, acronimo che mi sono inventato or ora di sana pianta) sarà un passaggio inevitabile se si vorrà arrivare ad un vero modello di lettura digitale. Ma sono sicuro che il modello D.O.B. è morto già prima di essere nato. Ne riparleremo.

Immagine: Amazon.com

domenica 15 marzo 2009

Finalmente qualcuno che dice le cose come stanno

Si è tenuto la settimana scorsa il circo-farsa dell’Upa. Una kermesse di due giorni dove si sono incontrati i big della pubblicità italiana e dove si è cercato di infondere un po’ di ottimismo agli investitori in questo periodo di sostanziale magra. Un po’ come l’oste che urla agli avventori del proprio locale “Bevete il mio vino, vi assicuro che è buono”.
Tra tutta l’ipocrisia circolante e le belle parole, qualcuno è riuscito però ad uscire fuori dal coro. E quel qualcuno è Tom Mockridge, amministratore delegato di Sky Italia, che ha attaccato a mani basse l’Auditel, il sistema di rilevazione (potremmo parlare per ore sulla metodologia utilizzata da questo grande imbroglio) degli ascolti televisivi in mano a Rai, Mediaset e all’Upa stessa in qualità di “garante” (insomma, il controllato che fa il controllore) e che Mockridge teme non possa monitorare correttamente l’audience dei canali digitali satellitari. E come dargli torto.
Il problema è che il mondo della TV sta radicalmente cambiando e qualcuno, che fa finta di non rendersene conto, continua a difendere le sue posizioni, ma non si rende conto che o cambia in fretta o sta solamente portando un po’ avanti la sua agonia.
Grande Tom, siamo tutti con te!

giovedì 5 marzo 2009

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