giovedì 30 aprile 2009

E ora di nuovo sul cinguettio

Sì, è decisamente il mese dell'amarcord.
E infatti torno di nuovo a parlare di Twitter, quel servizio di microblogging (per chi non lo sapesse), tanto amato e tanto odiato, che ultimamente ha fatto parlare di sè in quanto finito nell'occhio sempre meno indiscreto di Big G, che sembra lo voglia comprare.
A farmi tornare in mente Twitter è stato un articolo letto su Repubblica.it che riporta i dati di una ricerca di Nielsen Online che afferma che su Twitter "il tasso di mantenimento dell'audience, o la percentuale di utenti di un certo mese che ci sono ancora il mese successivo, è di circa il 40 per cento". In altre parole: il 60% degli utenti di Twitter abbandona il servizio dopo il primo mese.
Personalmente non la vedo così negativa, anzi. A mio modo di vedere tutti i servizi online pagano lo scotto di una caduta fisiologica dell'utenza che passa, semplificando i concetti, da una fase iniziale di "novità" (in cui in molti si iscrivono) ad una necessaria fase di "maturità" (in cui rimangono pochi e veri utilizzatori). Ed è proprio su questo "nocciolo" che, imho, dovranno essere impostate sia le strategie di sviluppo di Twitter che valutate le possibilità per le aziende di utilizzare il microblogging per fare business.
Adesso non ci rimane che aspettare la fase di "maturità" di Facebook... e sono sicuro che ne vedremo delle belle.

Immagine: Twitter.com

lunedì 27 aprile 2009

Finalmente torniamo a parlare di Facebook

Questa volta non tanto per la notizia in sé della dipendente della compagnia di assicurazioni svizzera (Nationale Suisse) che è stata licenziata mentre, dandosi per malata a causa di una forte emicrania (che a detta sua le impediva di stare addirittura davanti al PC), è stata "beccata" a navigare su Facebook, quanto per il fatto che a beccarla sarebbe stata una fantomatica "amica" di nome Hannelore Müller, una "spia" della compagnia che avrebbe intercettato la sua attività online.
Anche scrivendo una cosa impopolare, secondo me hanno fatto bene a licenziarla:
- primo, perchè è stata una stupida a usare Facebook dopo quello che aveva detto al datore di lavoro (ma su questo posso anche sorvolare perchè forse non poteva immaginarsi di avere una spia tra gli "amici");
- secondo, e soprattutto, perchè è stata una stupida ad accettare l'amicizia di una sconosciuta (e su questo non sorvolo).
I miei dubbi su Facebook sono sempre meno dubbi.

martedì 7 aprile 2009

Terremoto: proposta per gli editori... e se non lo fanno, non cliccate sui banner!

In queste ore post-terremoto i siti di informazione stanno sicuramente registrando dei dati di traffico assolutamente fuori dalla media.
Per rispetto e solidarietà con i terremotati, mi sarei aspettato quanto meno l'inibizione dei banner pubblicitari (almeno per questi primi giorni): non so a voi, ma a me da un po' fastidio leggere di morti e macerie e in testata vedere la pubblicità di un prodotto dimagrante (di cui non faccio il nome per non fargli ulteriormente pubblicità).
Lancio una proposta che vi chiedo di diffondere il più possibile: sensibilizzare gli editori perchè facciano in modo che almeno in questa settimana gli introiti della vendita delle posizioni banner vengano utilizzati a sostegno di tutte quelle azioni di solidarietà per le "vittime" del terremoto. Mi piacerebbe che anche Google lo facesse.
Io nel mio piccolo lo farò con il mio AdSense.

giovedì 2 aprile 2009

Bill My Parents

Si parla sempre di e-commerce e del fatto che, volenti o nolenti, almeno qui da noi stenta a decollare in pieno (se non si considerano il settore turismo, che da solo fa la metà del mercato, tempo libero ed elettronica di consumo), anche se alcuni segnali confortanti ci sono.
Sono dell'idea che sempre più per i digital native sarà "normale" acquistare online nel senso che, nel momento della decisione di acquisto, il mezzo online sarà semplicemente paragonato agli altri mezzi disponibili e se c'è quella convenience ad acquistare sul mezzo digitale, questo sarà semplicemente utilizzato.
Il digital native, che molte volte è un teens potrebbe però avere l'ostacolo che: o non h la carta di credito o non è riuscito a "rubarla" ai genitori o non ha ricarica sufficiente sulla carta prepagata.
E allora che c'è di meglio, alla fine del processo di acquisto, di far pagare direttamente i genitori? E BillMyParents ha proprio questo obiettivo: alla fine del processo di acquisto, i nostri cari digital native potranno decidere di utilizzare l'opzione BillMyParents e, di conseguenza, inviare una notifica ai genitori sulle intenzioni di acquisto. E il genitore potrà accettare di completare la transazione o rifiutarla (e magari correre ad acquistare l'oggetto, preferibilmente online, per regalarlo al figlio alla prima ricorrenza utile): nessuna carta di credito prestata, nessuna ansia da parte dei genitori, controllo sugli acquisti online dei figli... idee per i regali di compleanno!
Che ne dite se sviluppassimo anche BillMyWife o, per un pubblico femminile, un BillMyHusband?

Immagine: BillMyPatens.com