mercoledì 30 luglio 2008

Mediaset chiede i danni a Google e YouTube

Siamo alla follia allo stato puro!
Non posso non postare questa notizia che ho appena letto sul sito del Corriere e che riguarda il fatto che Mediaset ha chiesto 500 milioni di euro a Google, e quindi a YouTube, perchè su quest'ultimo sarebbero presenti dei filmati, di proprietà Mediaset, per circa 325 ore che (e vorrei capire come fanno a dimostrarlo) avrebbe comportato una perdita per le tre reti televisive del gruppo di ben 315.672 giornate di visione da parte dei telespettatori. E a questo va aggiunto il danno per la mancata vendita di spazi pubblicitari, ovviamente.
Il mondo sta cambiando.
Il web è scomodo.
La logica stessa dei diritti così come è ora sarà destinata a morire (anche se posso essere d'accordo con Mediaset, allo stato dell'arte sulla legislazione dei diritti, sulla legalità di diffondere video di cui non si hanno i diritti).
Quello che però questi signori si ostinano a non capire è che la TV come la intendevano i nostri nonni sta lentamente scomparendo. E loro che fanno, invece di ringraziare Big G e il suo YouTube per aver diffuso i filmati presso un pubblico che non avrebbe mai visto tali filmati in TV, gli chiedono pure i danni.
Mi sembra di assistere ad uno degli ultimi colpi di coda di un grosso lucertolone agonizzante.

lunedì 28 luglio 2008

Codice internet

Codice Internet è un'interessante iniziativa, di cui sono venuto a conoscenza da uno dei miei blog preferiti (quello di Mauro Lupi) che si pone un obiettivo apparentemente molto semplice: divulgare la Rete in Italia.
Sul sito di Codice Internet potete vedere il "manifesto" in cui sono spiegati obiettivi e azioni che verranno intraprese.
Ed è proprio la concretezza, e le azioni proposte, che mi ha spinto ad aderire all'iniziativa: si parla di iniziative di divulgazione, internet week, internet show e molto altro ancora.
E finisco anche io, come Mauro, col fare un grosso "in bocca al lupo" agli ideatori e ai sostenitori dell'iniziativa.


Guarda la mia pagina su Codice Internet

venerdì 25 luglio 2008

Jog the web - visite guidate in rete

Ci ho pensato un pochino prima di decidere di scrivere un post su Jog the web. Poi questa mattina, miracolosamente, mi sono detto: "Perchè non farlo, forse a qualcuno può interessare".
Cos'è Jog the web? Semplice, è un sito (una start-up francese, per la precisione) che consente di creare una propria "surf list" (in parole povere, i siti che normalmente vediamo e possibilmente nell'ordine in cui lo facciamo), commentare ciascun sito, il motivo per cui lo visitiamo, e quindi condividere la nostra lista. Non manca la possibilità, attraverso un permalink, di utilizzare la track list sul proprio sito o sul proprio blog.
Dopo il primo momento di incertezza in cui non riuscivo a capire l'effettiva utilità di un progetto simile, sono poi arrivato alla conclusione che forse come idea di base può essere interessante. Potrei essere interessato a sapere la track list dei miei amici, dei miei genitori e soprattutto venire a conoscenza di siti e progetti grazie proprio a quelle persone che gestiscono i blog che seguo e i siti che leggo. Insomma, come idea non è niente di nuovo rispetto al concetto dei "Link preferiti" inseriti nei blog o nei siti, con la differenza però che posso renderli più umani, e condividerli molto facilmente (vi dice qualcosa il termine diaporama?).
Detto ciò, questa è la mia "track list"... enjoy it!

Immagine: Jog the Web

lunedì 21 luglio 2008

Flight Away Alliance

Per coloro che devono pianificare campagne di display advertising (campagne banner) un argomento piuttosto delicato è quello degli obiettivi con cui vanno progettate tali campagne. Estremizzando, le due macro-categorie in cui possono clusterizzarsi tutti gli obiettivi di campagne banner sono: fare brand awareness e incrementare traffico (poi ci si può pure scervellare tra una infinità di micro-obiettivi, ma le macro-categorie rimangono queste).
Premesso che ho molti dubbi sull'efficacia in termini di awareness delle campagne di display (torniamo sempre al tema della misurabilità) e che quindi, imho, le campagne di display andrebbero utilizzate con l'obiettivo principale di creare "traffico" (nel senso più lato del termine), credo sia nella maniera più assoluta errato pianificare campagne banner acquistando impression e pagando a CPM - Costo Per Mille impression (cosa che invece viene fatta e viene promossa da la maggior parte delle concessionarie).
Per sensibilizzare il mercato ho creato la Flight Away Alliance, un'iniziativa che ha l'obiettivo di raccogliere firme a favore dell'acquisto di spazi banner non più pagando a CPM ma pagando a CPC - Costo Per Click.
Vi invito a visitare il sito, pubblicato da qualche giorno, e a lasciare un vostro commento. E, se anche voi credete nell'iniziativa, a diffonderla il più possibile.

venerdì 18 luglio 2008

Twitter o non Twitter

Nei miei giri pomeridiani per il web mi sono imbattuto in questa vignetta su Geek & Poke che trovo fantastica.
Bersaglio, ovviamente, Twitter.
Twitter è quel servizio che consente, cito testualmente dalla home, "di comunicare e essere in contatto attraverso lo scambio di veloci, frequenti risposte ad una semplice domanda: cosa stai facendo adesso?".
In sostanza: ci si registra al servizio, si "costruisce" la propria rete di amici (che sono interessati a sapere cosa stiamo facendo in tutti i nostri momenti della giornata) e si comunica sul web o tramite mobile sempre ai nostri amici cosa stiamo facendo.
Di Twitter ne ho sempre sentito parlare fin dall'inizio, ma non mi sono mai creato un account... forse perchè sono fuori target o forse perchè ho amici a cui non frega niente sapere che in questo momento sto scrivendo un post per il mio blog.
Ora però vado ad aprirmi un account perchè sento la necessità di dire ai miei amici che ho appena finito di scrivere il mio nuovo post... ehi, amici, dove siete?

Immagine: sito Geek & Poke

giovedì 17 luglio 2008

Web 2.0: mi sono un po' stancato...

  • della gente più disparata che parla e sciorina cultura sul Web 2.0
  • di parlare con il manager cinquantenne che approva qualsiasi progetto basta che ci sia la sigla 2.0
  • di ricevere offerte commerciali per attività 2.0 da aziende brick&mortar
  • di leggere in qualsiasi parte del Web 2.0
  • di sentirmi dire che se non ho un sito Web 2.0 sono fuori
  • del continuo esercizio di classificazione che ha portato il mondo online ad essere quasi tutto 2.0
  • di chi fino ad un mese fa non sapeva neanche cosa fosse internet e ora sa tutto sul Web 2.0
  • delle società di consulenza che utilizzano continuamente il termine Web 2.0 per fare colpo

martedì 15 luglio 2008

HealthMap - è davvero utile?

E' stato da poco lanciato HealtMap, il servizio, realizzato da Google in collaborazione con il WHO, Harvard e il Boston Children's Hospital, che mostra la diffusione delle epidemie a livello mondiale.
Il servizio, graficamente molto usabile e di facile lettura (viene evidenziato se l'epidemia è locale o nazionale e il suo "heat index" - vedi qui per la spiegazione), in questa fase viene esaltato come uno strumento in grado di monitare le emergenze sanitarie e facilitarne la gestione (come riporta il corriere.it).
Come funziona? Semplice: il sistema raccoglie dati da diverse fonti tra cui anche account personali e alert ufficiali della World Health Organization e li posiziona sulla mappa in base ai criteri di cui sopra. E nella consultazione è anche possibile scegliere una scala temporale di riferimento.
Bene, fin qui tutto bello (a parte il tema di cui si sta parlando). Quello che mi chiedo però è, ma non si corre il rischio di un eccessivo allarmismo? Sicuramente è uno strumento utile per chi deve mettersi in viaggio, ma non credo posa essere la fonte esclusiva da cui apprendere le informazioni sullo "stato di salute" di un paese. Ad esempio, se prendiamo come periodo di riferimento dal 15 giugno al 14 luglio, dalla mappa in Italia abbiamo emergenze, a livello nazionale, per: malattie causate da cibo, salmonella e malattie del bestiame.
Se foste un turista che deve venire in Italia e visualizzaste questa mappa, verreste?
Credo sia necessario insegnare a leggere la mappa...

domenica 13 luglio 2008

Lively: la Second Life by Google?

Google ha da poco lanciato Lively, come riportano gli amici di FuturoProssimo.
Cos'è Lively? Semplice: Lively, nelle intenzioni dei suoi padri, è una piattaforma web 3D molto più accessibile ed usabile rispetto a Second Life (quale è la mia idea del web 3D e di Second Life in particolare, potete leggerla qui). E se lo dicono quelli di Google, c'è da crederci.
Lively funziona attraverso la creazione da parte degli utenti di "stanze" (mi ricorda vagamente qualcosa... e se fossimo di fronte ad una semplice chat, però fatta in 3D?) a cui altri utenti potranno accedere e interagire sia con gli elementi della stanza che tra di loro nonchè arrivare alla sezione di un sito, se linkato, e magari guardarsi un video di YouTube direttamente proiettato sulle pareti della stanza. E le stanze, ovviamente, possono essere linkate tra loro. La forza di lively sta nella sua possibilità di integrare le stanze in altri siti, semplicemente inserendo alcune righe di codice, e di bypassare una delle principali debolezze di SL.



Che sia veramente arrivato il momento del web 3D o è un altro fuoco di paglia destinato a spegnersi non appena i media ne avranno succhiato tutto quello che possono? Non credo che sarà così e di Lively sicuramente ne sentiremo ancora parlare.
Per ora vado a crearmi la mia stanza e chissà, potrei invitarvi lì.

Immagine: Lively.com

venerdì 11 luglio 2008

Il giorno "i" è arrivato

Senza parole

Vi pongo la stessa domanda che pongono sul blog salmo69: cosa cambia avere l'iPhone una settimana prima degli altri?

giovedì 10 luglio 2008

QR Code

Argomento degli ultimi mesi è lo sbarco in Italia, ormai alla mezzanotte di oggi, dell'ormai leggendario iPhone e delle polemiche che si sta portando dietro legate alle tariffe, assurde, proposte dai due principali operatori di telefonia mobile in Italia (invito di nuovo a sottoscrivere la petizione contro le tariffe TIM e Vodafone).
Tutto questo mi ha portato a riflettere sull'errore di una simile strategia di pricing che ha, purtroppo, "affossato" la navigazione web che invece è una prerogativa fondamentale del nuovo handset.
Dal browse-walking sono passato poi a pensare alle integrazioni tra mondo off-line e mondo on-line e mi sono tornati in mente i QR Code (l'immagine è il QR Code del blog che state leggendo) che, tra le varie possibilità, consentono agli utenti dotati di cellulari con fotocamera di leggere il QR Code e essere indirizzati direttamente sulla pagina del sito la cui URL è riportata all'interno del codice stesso (evitando di digitare lunghe URL o di ricordarle quando si arriva ad una postazione da cui è possibile navigare).
La navigazione mobile tenderà sempre più a sostituire la navigazione tradizionale (via PC) per tutta una serie di motivi che non mi metto ad elencare di nuovo.
Immaginate le potenzialità di tutto questo?
Eppure c'è ancora qualcuno che scoraggia la navigazione in mobilità.

mercoledì 9 luglio 2008

iPhone: petizione contro le tariffe TIM e Vodafone

Invito tutti a firmare la petizione contro le tariffe proposte da TIM e Vodafone sul sito iPhoneaffossato.

Ed invito anche, per dare maggior forza alla petizione, a non acquistare l'iPhone. Forse capiranno.

lunedì 7 luglio 2008

JPod

Un dibattito lanciato dal Washington Post su come definire la generazione dei nati dal '77 al 2002 (direi più correttamente dal '70 in poi) mi ha fatto tornare in mente il libro JPod di Douglas Coupland (guardatevi il sito ufficiale) che ormai ho letto circa un anno fa. Il libro narra le vicende di Ethan Jarlewski, un programmatore di videogiochi, in una multinazionale canadese, alle prese con la realtà aziendale e la realtà "reale". Al di la dello stile narrativo di Coupland (geniale) che ti fa divorare oltre 400 pagine in due giorni, consiglio a tutti di leggere questo libro perchè descrive esattamente quella generazione di giovani che si tenta tanto di etichettare ed inoltre pone in evidenza la "malattia" di un sistema lavorativo e aziendale con cui però bisogna scendere a compromessi per inserirsi, sempre che lo si voglia, nel sistema sociale di cui è l'espressione.
E se fossimo la JPod-Generation?

Immagine: jpod.info

venerdì 4 luglio 2008

giovedì 3 luglio 2008

Web semantico, ci credete?

Prendo spunto dalla notizia dell'acquisizione da parte di Microsoft del motore di ricerca semantico Powerset per parlare di un argomento che in questi mesi è un pochino sulla bocca di tutti quanti. Mi riferisco al web semantico e ai motori di ricerca semantici, ovvero, per dirla in parole povere, quei search engine che dovrebbero consentire ricerche tramite linguaggio naturale. In sostanza dovrebbe essere possibile interrogare il motore di ricerca come se parlassi con un'altra persona (la defizione di cosa è il web semantico potete trovarla su Wikipedia).
Non c'è dubbio che il web semantico sarà il futuro, su questo non discuto. Quello che però mi chiedo è: siamo così sicuri che le persone si rivolgeranno ai motori di ricerca semantici per quello che sono? O forse in questi anni il web ha talmente cambiato le nostre abitudini che riteniamo "naturale" rivolgerci ai motori di ricerca in un linguaggio che non è il linguaggio naturale?

mercoledì 2 luglio 2008

Il digitale in azienda: alcune riflessioni

Riprendo un interessante post di Mauro Lupi sul tema dei contenuti, della continuità della comunicazione digitale e della centralità degli stessi.
Mauro Lupi riporta tre concetti della relazione di Rick Murray, presidente di Edelman Digital:
- la comunicazione digitale va pensata per durare nel tempo e non strutturata come un flight pubblicitario (mentre ancora oggi, aggiungo io, si pensa alla comunicazione digitale alla stessa identica maniera della comunicazione pubblicitaria tradizionale);
- centralità dei contenuti prima che della creatività (che andrà via via sparendo, aggiungo di nuovo io);
- diffusione di una "cultura digitale" in luogo del "reparto digitale (che ancora viene relegato, aggiungo sempre io, ad un ruolo marginale e solo per "geek" doc).
Purtroppo le aziende, nei casi in cui abbiano capito l'importanza della comunicazione digitale, non hanno comunque saputo adattare i loro organigramma e continuano a lavorare per compartimenti stagni dove, molto spesso, il digitale continua ad essere percepito come l'ultima ruota del carro della comunicazione. Solamente alcune, tra le più illuminate, hanno saputo cogliere immediatamente la forza d'urto del cambiamento digitale adattando a questo la loro organizzazione.
Convinzione che la comunicazione digitale non funzioni o paura di perdere posizioni dominanti acquisite?

martedì 1 luglio 2008

ebay condannato in Francia

Notizia di ieri: il noto sito di aste online è stato condannato dal Tribunale del commercio di Parigi a pagare 40 milioni di euro di danni a sei marchi del colosso francese del lusso Lvmh, a cui fanno riferimento celebri griffe dell'abbigliamento (da Luis Vuitton a Fendi, da Marc Jacobs a Kenzo), degli alcolici, della profumeria e della cosmetica, dell'orologeria e altro ancora (fonte Corriere.it).
Il motivo della condanna e del conseguente risarcimento danni è ravvisato nel fatto che, secondo Lvmh, ebay France non ha messo in atto tutte quelle misure ritenute adeguate per prevenire la vendita di merce contraffatta.
Senza entrare nel merito delle decisione del Tribunale, sono rimasto un po' perplesso da questa condanna. Con questo non voglio dire che sia giusta o sbagliata, ma vorrei solamente capire quali misure, secondo Lvmh, sarebbero dovute essere ritenute "adeguate" per contrastare il commercio di merce contraffatta: incentivare le segnalazioni da parte degli acquirenti in caso di ricezione di merce contraffatta, se mai se ne fossero accorti? incentivare i venditori a dichiarare esplicitamente che la merce è contraffatta (follia pura)? cos'altro?
La condanna del "market place", che poi ovviamente dovrà rivalersi sui vendor, potrà servire ad arginare il fenomeno della merce contraffatta o serve solo per fare notizia? Non sarebbe forse meglio cercare di indagare le cause di tanta merce contraffatta per sconfiggere il fenomeno?