mercoledì 28 maggio 2008

eBay e le nostre Poste

E' notizia di qualche giorno fa che molti eBayer non spediscono in Italia perchè il nostro sistema postale è considerato inefficiente. Pacchi che non arrivano o arrivano estremamente in ritardo, dipendenti postali che aprono i pacchi e condizioni di spedizione che raramente sono rispettate. Insomma, siamo un paese con un sistema di spedizione non degno di chiamarsi tale.
Personalmente uso eBay da qualche anno come acquirente e ho sempre preferito utilizzare i corrieri privati che, purtroppo, anche io ritengo più affidabili (soprattutto perchè hanno un sistema di tracking che ti consente di sapere esattamente dove si trova la merce acquistata). Di tutta questa storia, oltre al fatto di avere un servizio postale inefficiente, quello che mi da più fastidio è che in un sistema di e-commerce dove potenzialmente non esistono limitazioni in termini di accessibilità ai prodotti, queste limitazioni poi vengano create da sistemi "esterni" all'e-commerce con un danno per gli utenti e per l'e-commerce stesso. E mettiamo un'altra tacca al digital divide. Per non parlare del danno d'immagine al sistema Italia, che già non naviga in buone acque, che ne deriva.
Voi comprereste da un venditore italiano che spedisce con le Poste?

lunedì 26 maggio 2008

Internet e 3D

Tutti, o quasi, conosciamo Second Life.
Tutti, o quasi, abbiamo sentito e letto di iniziative su Second Life.
Molti, o quasi, hanno fatto iniziative su Second Life.
Pochi sanno veramente, ma molti credono di saperlo, cosa sia Second Life.
E ancora meno lo hanno utilizzato per quello che, allo stato dell'arte, è: un mero media (mezzo) di comunicazione e non un mercato. E i dati quantitativi mi danno ragione perchè gli utenti registrati e gli avatar attivi in Italia sono troppo bassi per poterlo considerare un mercato. Insomma, SL è un media alla stessa stregua di TV, Radio, Stampa, etc. Così la vedo io.
Second Life (a proposito, avete notato che da qualche tempo i media si sono quasi dimenticati di SL?) mi è venuto in mente leggendo un articolo di Federico Cella dal titolo "Internet in 3 dimensioni" che, come giustamente riporta, è un'idea "ancora racchiusa in vari progetti più immaginifici che realmente funzionanti".
Il futuro di internet è sicuramente quello della tridimensionalità, non c'è dubbio. Ma sono ancora molti i problemi "strutturali" da risolvere prima di poter vedere una vera internet, sempre se continuerà a chiamarsi così, in 3D. Ci vorrà del tempo prima di arrivare ad uno standard di comunicazione che consentirà di linkare mondi in 3D tra loro e di "spostarsi" tra questi mondi. Ci vorrà del tempo prima che tutti saranno dotati di una connessione superveloce. Ci vorrà del tempo prima che internet sia parte della vita di tutti.
Ma noi sappiamo aspettare.

venerdì 23 maggio 2008

Girl Geek Dinners

Leggo dal sito del Corriere che alcune "smanettone", per usare un termine a noi caro, hanno dato vita ad una community online con lo scopo di far conoscere e unire le donne che lavorano nel settore dell’hi-tech.
Al grido di "No Donna, No Party!" organizzano cene per creare community di donne che lavorano e sono appassionate di hi-tech a cui gli uomini possono partecipare, ma solo come invitati speciali di una donna e in numero limitato.
Credo profondamente nelle community e nella loro forza di aggregare persone con interessi comuni e, soprattutto, credo nella loro forza delle community di condividere e diffondere idee. Ma odio profondamente quando queste community discriminano sulla base di attributi demografici.
Se proprio volevano sdoganare le "female hi-tech geeks", perchè non creare una community sull'interesse nell'hi-tech e non una community di sole donne? Perchè ce ne sono tante? Perchè così non avrebbe fatto notizia? Con una community come Girl Geek Dinners penso che si raggiunga un obiettivo completamente opposto a quello di partenza: ghettizzare le donne appassionate di hi-tech.

Solo stupido snobismo?

Si penso di si. Mi riferisco a quell'atteggiamento, a mio parer stupido, di quegli intellettuali (loro così si definiscono... io mi dissocio) che snobbano tutto ciò che sia tecnologia, tuttò ciò che sia nuovo, tutto ciò che non conoscono... essenzialmente si vantano di "non saper fare", di essere rimasti dietro nel tempo, come se appunto questo fosse un motivo di vanto e non un motivo per riflettere, ripensarsi e rimettersi in carreggiata.
Non si dovrebbe distinguersi perchè anticipatori? Invece no, questi signori, cercando di nascondere (perchè di questo si tratta) il loro ritardo all'appuntamento con la competenza, si trincerano dietro il mantello della nostalgia. Internet diviene per loro sede di tutto il brutto, del male, della virtualità che ci allontana dalle cose belle e reali della vita... (il concetto di realtà contrapposto a quello di virtualità credo meriti un post ad hoc).
Cari vecchi (più nell'anima che all'anagrafe), leggete, confrontatevi, toglietevi quel frack pieno di polvere, fate un cambio stagione al cervello, e capirete quante cose vi state perdendo... forse smetterete anche di autodefinirvi intellettuali...

vLebowsky

giovedì 22 maggio 2008

One Laptop Per Child (OLPC)

L'organizzazione non-profit creata per sovraintendere all'iniziativa volta alla progettazione, produzione e distribuzione di laptop a basso costo (da 100 dollari) per fornire a ogni bambino del mondo, in particolare ai bambini dei paesi in via di sviluppo, l'accesso alla conoscenza e alle moderne forme educative.
OLPC è stata fondata da varie organizzazioni sponsor, tra i quali Google, Red Hat, AMD, BrightStar, News Corp, Nortel Networks (ciascuna compagnia ha donato due millioni di dollari) ed anche il MIT Media Lab è coinvolto nel progetto. (Fonte: Wikipedia)
Apprendo oggi dal sito Blogosfere che il computer di OLPC è rinato come un pc ultra low-cost con un doppio touch screen e che costerà solamente 75 dollari quando verrà commercializzato (nel 2010). Bellissima notizia!

Sicuramente l'iniziativa è un'iniziativa lodevole. Ma mi chiedo: serve davvero diffondere una cultura digitale in paesi che, forse, hanno problemi ben più importanti da risolvere a monte? Non sarà tutta un'operazione mediatica, visti anche i finanziatori? O forse, come credo, l'accesso all'informazione potrà contribuire a "svegliare" le coscienze di quel paese, come fosse una sorta di "finestra sul mondo"?

martedì 20 maggio 2008

Post #1

E' difficile decidere cosa scrivere come primo post in un blog che vuole, o vorrebbe, parlare di virtualità.
Ci ho pensato un pochino e poi alla fine ho deciso: perchè non scrivere proprio di quello di cui il blog vuole discutere: la virtualità!
E già, parliamo di virtualità.
Esiste "davvero" la virtualità di cui tanto si parla o è solo un altro modo per indicare una realtà in qualche modo "diversa", una realtà che ci coinvolge in termini di percezione non più tattile? Si parla di Second Life (state certi, prima o poi aprirò un post su questo tema), di virtual worlds, di blog, di web 2.0 (etichetta che odio) etc. etc. Ma siamo sicuri che tutto questo sia virtuale? E dov'è il confine, se esiste, tra virtuale e reale. Da dove si genera il virtuale? Quale è il concetto di virtualità?
Se non sono convinto neanche io che la "virtualità" possa esisitere (bella contraddizione nei termini), perchè allora ho deciso di usare proprio questa parola nel nome del mio blog? Vi starete chiedendo.
Semplice: perchè ancora, per quanto mi stia sforzando, non ho trovato di meglio.
Potremmo parlare di "vrealtà", di "viraltà" o semplicemente di "realtà"?