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martedì 21 gennaio 2014

Burger King regala Big Mac

Una scelta davvero coraggiosa quella di Burger King in Norvegia.
Per ripulire la sua fan page di Facebook di "finti" fan, ha deciso di regalare un Big Mac del concorrente McDonald's a tutti coloro che se ne fossero andati dalla fanpage.
Obiettivo: avere solo fan che sono veramente dei fan (leggi: meno quantità e più qualità).
Un po' di numeri:
  • circa 38.000 i fan prima dell'operazione;
  • 30.000 fan persi con l'operazione;
  • 8.000 fan rimasti;
  • livello di interazione dei fan rimasti aumentato di 5 volte;
  • 30.000 panini regalati rispetto ai 1.000 messi a budget.
Un particolare: l'ex fan viene bannato dalla fanpage... per l'eternità!


Ajax Social Wipes

Una bella campagna di Ajax, noto brand di detergenti.
Stanchi dei troppi Like dati su Faceboook tanto per darli, dei numerosi follower che neanche sapete chi sono, dello spam?
Con Ajax Social Wipes potete ripulire il vostro "mondo" social di tutto quello che non vi va più di avere.

Ajax Social Wipes from VML Australia on Vimeo.

martedì 6 ottobre 2009

Faciesliber

Flumen est Arar, quod per fines Haeduorum et Sequanorum in Rhodanum influit, incredibili lenitate, ita ut oculis in utram partem fluat iudicari non possit. Id Helvetii ratibus ac lintribus iunctis transibant. Ubi per exploratores Caesar certior factus est tres iam partes copiarum Helvetios id flumen traduxisse, quartam vero partem citra flumen Ararim reliquam esse, de tertia vigilia cum legionibus tribus e castris profectus ad eam partem pervenit quae nondum flumen transierat. Eos impeditos et inopinantes adgressus magnam partem eorum concidit; reliqui sese fugae mandarunt atque in proximas silvas abdiderunt. Is pagus appellabatur Tigurinus; nam omnis civitas Helvetia in quattuor pagos divisa est. Hic pagus unus, cum domo exisset, patrum nostrorum memoria L. Cassium consulem interfecerat et eius exercitum sub iugum miserat. Ita sive casu sive consilio deorum immortalium quae pars civitatis Helvetiae insignem calamitatem populo Romano intulerat, ea princeps poenam persolvit. Qua in re Caesar non solum publicas, sed etiam privatas iniurias ultus est, quod eius soceri L. Pisonis avum, L. Pisonem legatum, Tigurini eodem proelio quo Cassium interfecerant.

giovedì 23 luglio 2009

Skittles: semplicemente geniale!


Il sito delle caramelle Skittles altro non è che una widget, su cui è riportato un menu, da cui accedere ai contenuti presenti sul web relativi alle famose caramelle: Twitter, Youtube, Facebook, Flickr, Wikipedia.
In parole povere: facciamo vedere sul sito cosa dice il web dei nostri prodotti.
Io l'ho trovato geniale.

P.S. Grazie e R. Venturini per la segnalazione

giovedì 30 aprile 2009

E ora di nuovo sul cinguettio

Sì, è decisamente il mese dell'amarcord.
E infatti torno di nuovo a parlare di Twitter, quel servizio di microblogging (per chi non lo sapesse), tanto amato e tanto odiato, che ultimamente ha fatto parlare di sè in quanto finito nell'occhio sempre meno indiscreto di Big G, che sembra lo voglia comprare.
A farmi tornare in mente Twitter è stato un articolo letto su Repubblica.it che riporta i dati di una ricerca di Nielsen Online che afferma che su Twitter "il tasso di mantenimento dell'audience, o la percentuale di utenti di un certo mese che ci sono ancora il mese successivo, è di circa il 40 per cento". In altre parole: il 60% degli utenti di Twitter abbandona il servizio dopo il primo mese.
Personalmente non la vedo così negativa, anzi. A mio modo di vedere tutti i servizi online pagano lo scotto di una caduta fisiologica dell'utenza che passa, semplificando i concetti, da una fase iniziale di "novità" (in cui in molti si iscrivono) ad una necessaria fase di "maturità" (in cui rimangono pochi e veri utilizzatori). Ed è proprio su questo "nocciolo" che, imho, dovranno essere impostate sia le strategie di sviluppo di Twitter che valutate le possibilità per le aziende di utilizzare il microblogging per fare business.
Adesso non ci rimane che aspettare la fase di "maturità" di Facebook... e sono sicuro che ne vedremo delle belle.

Immagine: Twitter.com

giovedì 27 novembre 2008

Capita sempre più spesso

"Non hai accettato la mia amicizia su Facebook..."
"Si, non l'ho accettata. E allora??? Saranno cavoli miei chi accettare o no???"

martedì 18 novembre 2008

Internet distrae dal lavoro

O meglio, i social network (in primis il tanto amato-odiato Facebook) e gli instant messenger distrarrebbero così tanto dal lavoro che i vertici aziendali delle aziende coadiuvati da quelli informatici, con la scusa della sicurezza (ma che abbiamo tutti la sveglia al collo e l'anello al naso?), decidono spesso di bloccare l'accesso a tali "servizi" (vedi Repubblica.it).
Circa 10 anni fa lessi un libro in cui si parlava del rapporto spesso conflittuale delle aziende con internet (all'epoca i social network neppure esistevano) e mi illuminò la seguente frase: se le persone in azienda navigano su internet, non è internet il problema.
Una frase che forse i top manager dovrebbero interiorizzare e che potrei tradurre così: se la gente "cazzeggia", per usare un termine tanto in voga ultimamente, vuole dire che non ha niente da fare e che forse l'organizzazione del lavoro non è ottimale. Ma lo capisco: è sicuramente più facile bloccare l'accesso a internet che fermarsi a ragionare su strutture, organizzazione e ripartizione dei carichi di lavoro.
Per non parlare poi di chi, come molti di noi, proprio quegli strumenti tanto odiati (vedi i vari IM) li usano per lavorare perchè più veloci e più affidabile della posta elettronica.
Concludo con un messaggio per i vertici aziendali: bloccatemi pure l'accesso al mio mondo virtuale tanto, se non ho niente da fare, me ne andrò sicuramente a prendere più caffè nel mondo reale.

lunedì 3 novembre 2008

OpenID e il concetto di privacy

Privacy online: quando se ne parla mi viene sempre da sorridere. E quando se ne parla tirando in ballo i soliti "noti" (Google, Microsoft e i vari compagni di merende) mi viene ancora più da sorridere.
OpenID, ovvero la possibilità (finalmente) di poter accedere con una unica "chiave" di accesso, passatemi la ripetizione, a tutti i servizi che utilizziamo online.
Tralasciando i tecnicismi sul suo funzionamento e concentrandoci invece sul tema della privacy legato all'OpenID, quello che noto è che si cominciano già a delineare due grossi schieramenti: chi finalmente non vede l'ora di avere questa unica "chiave di accesso" dimenticandosi per sempre svariate ID e password (alcune inevitabilmente perse nei meandri della propria presenza online) e chi invece ritiene che l'unicità di questa ipotetica, neppure più di tanto, chiave di accesso possa in qualche modo minare la propria privacy online.
Fermo restando sul fatto che mi trovo pienamente d'accordo che un minimo di privacy debba comunque essere garantita, se una persona ha davvero paura che quello che fa online possa in qualche modo essere "visto" da terzi (siano essi una fantomatica Big G, Microsoft, etc. etc.) allora non dovrebbe proprio essere online, non dovrebbe avere un account Gmail o un profilo MSN, non dovrebbe usare i vari messenger, non dovrebbe essere su Facebook... mi fermo qui altrimenti non mi basterebbe l'intero blog.
Leggevo qualche tempo fa di una ricerca condotta sui digital native e sulla loro percezione della privacy. Quello che mi stupì leggendo i risultati era che i giovani "digitali" non hanno tanto paura che alcune "aziende" o "istituzioni" possano in qualche modo conoscere i loro comportamenti online, ma hanno paura della violazione della propria privacy da parte della stretta cerchia di persone che in qualche modo gli sono vicine (genitori in primis): i digital native, insomma, hanno paura che un genitore possa sapere quello che fa online, con chi chatta, che siti vede, il proprio profilo su Facebook etc. etc. Delle "istituzioni" gliene frega il giusto.
Non credete sia il caso di cominciare a rivedere il concetto stesso di privacy come lo abbiamo conosciuto finora?

mercoledì 29 ottobre 2008

Facebook Big Brother: che tristezza 2!

Ultimamente mi trovo un po' troppo spesso a parlare di Facebook. E oltretutto a parlarne non troppo bene. Forse è il caso che torni di nuovo a parlare di Twitter, visto che è un po' che non lo faccio e non vorrei che si offendesse.
A mio modo di vedere, la vera valenza dei social network dovrebbe essere quella di "facilitatori" nel mantenere labili relazioni sociali (la maggior parte della amicizie di Facebook sono "fittizie": vi sfido a trovare una persona nel mondo reale che ha oltre 1.500 amici). Premesso ciò, quando questa mattina ho letto che una studentessa/segretaria fiorentina di nome Janet Pitarresi ha inventato un "reality online su Facebook" non riuscivo a credere a quello che stavo leggendo. Indipendentemente dal discorso relativo alla valenza di un simile progetto, che mi lascia molto perplesso, quello che mi ha stupito è l'enorme successo che tale progetto ha riscosso in termini di adesioni. Non conosco nel dettaglio il funzionamento di questo reality, e quindi non posso dare un giudizio oggettivo, ma mi trovo d'accordo con Gabriele Ametrano quando parla del sovrapporsi di piani esistenti: Facebook stesso, se ci pensate bene, è già un "grande fratello" dove io posso sbirciare i profili dei miei amici e quelli pubblici, partecipare a gruppi, scrivere le mie opinioni etc. etc. Da quanto afferma la sua ideatrice, la differenza del reality starà nel fatto che i partecipanti dovranno cimentarsi ed esprimere le proprie opinioni su vari temi definiti dagli autori. E perchè allora non utilizzare un semplice forum? Forse perchè un forum non ha la stessa notiziabilità di Facebook?
Terrò sotto stretta osservazione il fenomeno e, forse, mi infiltrerò di nascosto tra i partecipanti.

lunedì 13 ottobre 2008

Facebook Party: che tristezza!

Girovagando in rete mi sono imbattuto nel resoconto e in bellisime (ironico!) foto del Facebook Party che si è tenuto a Roma ieri sera. Ricordo ora di aver sentito con parte dell'orecchio destro, mentre il sinistro ascoltava cose più interessanti, una veloce notizia in qualche TG.
Un Facebook Party? Ho capito bene? Cioè vuol dire un party dove mi devo sorbire le foto che diventano reali dei miei "amici"? Un evento in cui devo fare il finto interessato a tutto quello che questi presunti "amici" mi raccontano della loro vita da quando non ci frequentiamo più? (e se non ci frequentiamo più un motivo ci sarà).
Dal mio punto di vista, all'intero di ciascuna "comunità" che fa capo ad una persona, gli utenti di Facebook possono dividersi in due macro-cluster: quelli che realmente frequentano e sono in contatto con quella persona (e allora che bisogno c'è di vedersi in un Facebook Party?) e quelli che forse una volta erano degli amici ma che ora possono definirsi semplici conoscenti, nel migliore dei casi, e di cui non ce ne frega niente né di avere notizie né di frequentare (quanto volte abbiamo accettato un invito a diventare "amici" per il solo motivo di non far rimanere male chi ce lo ha proposto?).
Comincio a pensare che c'è qualcosa nel concetto di "amicizia" che sta alla base di Facebook che non funziona. In fondo, su Facebook possiamo essere tutti potenzialmente "amici", nella vita reale no!

Immagine: Logo Facebook (fonte: facebook.com)

lunedì 29 settembre 2008

Google, sono il quarto fondatore

Avete letto bene: siete sul blog del quarto fondatore di Google, nonchè terzo fondatore di MySpace e quinto fondatore di Facebook. Twitter? Ah si, non ho partecipato alla sua fondazione ma ho solamente collaborato alla scelta del nome e redatto le prime bozze del business plan (Twitter ha un business plan?).
Mi ha fatto sorridere la notizia in cui il presunto terzo fondatore di Google, Hubert Chang, stia rivendicando la co-paternità del più noto motore di ricerca e stia cercando di far affiancare il suo nome a quello di Larry Page e Sergei Brin.
A questo punto non vi resta che agire, prendervi un buon avvocato, trovare un professore universitario in cerca di fama e cominciare la vostra azione legale nei confronti di Google perchè è giusto che ciascuno di noi possa avvalersi del diritto di veder affiancato il proprio nome a quelli di Page e Brin... in fondo, abbiamo o non abbiamo un po' tutti contribuito a "fondare" Google?