... no grazie!
Come usare a proprio svantaggio la blogosfera e ottimo esempio da non imitare.
Leggete come Ryanair ha affrontato un post di un utente che segnalava un problema durante il processo di acquisto di un biglietto in caso di modifica dei dati della prenotazione.
In fondo bastava poco a Ryanair.
Mi sorge però un dubbio: i vertici dell'azienda sanno della risposta data o questa è solamente frutto di un farneticante e stressato programmatore?
venerdì 27 febbraio 2009
giovedì 26 febbraio 2009
Word Of Mouth
Da quello che si legge e si sente in giro c'è un gran fermento sul tema del "passaparola". Numeri, statistiche, presentazioni, percentuali ad indicare quanto il passaparola è sempre più importante nelle decisioni di acquisto, etc. etc. etc.
Sembra che se nel prossimo futuro non si faranno delle strategie di WOM le aziende non... ehi, un momento, abbiamo bisogno di un rewind: ma il "passaparola" non è quel fenomeno spontaneo che ci fa dire da un amico "ho provato quella pizzeria e te la consiglio vivamente"? non è quel fenomeno che mi fa dire "di Guido (nome di pura fantasia) mi fido perchè so che è molto esigente sulla pizza"? o che mi fa dire "se questa cosa me l'avesse detta Mario (altro nome di pura fantasia) non ci avrei creduto perchè mangia qualsiasi cosa sia minimamente commestibile"?
Ora si parla di S.T.R.A.T.E.G.I.E. di "passaparola": interi cervelli impegnati sul progettare strategie di "passaparola", agenzie su agenzie che vengono a proporti progetti di "word of mouth" (non usano mai il termine "passaparola" perchè fa molto signora Pina del primo piano), internet ed i social media che in tutto questo sicuramente contribuiscono ad accelerare il fenomeno visto che hanno reso accessibile una base di utenza fino a pochi anni fa impensabile.
Ma non si sta perdendo di vista il concetto stesso del "passaparola" cercando di ingabbiarlo in attività che del vero "passaparola" hanno solamente il nome? Secondo me si.
Il WOM in fondo sta diventando sempre più advertising in cui i testimonial non sono più i grandi nomi ma gente sconosciuta che viene in qualche modo indotta a veicolare il messaggio che vogliono le aziende. E questo lo chiamiamo "passaparola"?
Se le aziende cominciassero a fare davvero dei prodotti validi e di valore aggiunto si renderanno conto di come non avranno certamente bisogno di fare "strategie" di WOM né tantomeno di pagare agenzie che li supportino in questo, perchè il messaggio si propagherà da solo. Ma fino a che le aziende non si renderanno conto di questo, ci toccherà continuare a sentir parlare di strategie di WOM.
Sembra che se nel prossimo futuro non si faranno delle strategie di WOM le aziende non... ehi, un momento, abbiamo bisogno di un rewind: ma il "passaparola" non è quel fenomeno spontaneo che ci fa dire da un amico "ho provato quella pizzeria e te la consiglio vivamente"? non è quel fenomeno che mi fa dire "di Guido (nome di pura fantasia) mi fido perchè so che è molto esigente sulla pizza"? o che mi fa dire "se questa cosa me l'avesse detta Mario (altro nome di pura fantasia) non ci avrei creduto perchè mangia qualsiasi cosa sia minimamente commestibile"?
Ora si parla di S.T.R.A.T.E.G.I.E. di "passaparola": interi cervelli impegnati sul progettare strategie di "passaparola", agenzie su agenzie che vengono a proporti progetti di "word of mouth" (non usano mai il termine "passaparola" perchè fa molto signora Pina del primo piano), internet ed i social media che in tutto questo sicuramente contribuiscono ad accelerare il fenomeno visto che hanno reso accessibile una base di utenza fino a pochi anni fa impensabile.
Ma non si sta perdendo di vista il concetto stesso del "passaparola" cercando di ingabbiarlo in attività che del vero "passaparola" hanno solamente il nome? Secondo me si.
Il WOM in fondo sta diventando sempre più advertising in cui i testimonial non sono più i grandi nomi ma gente sconosciuta che viene in qualche modo indotta a veicolare il messaggio che vogliono le aziende. E questo lo chiamiamo "passaparola"?
Se le aziende cominciassero a fare davvero dei prodotti validi e di valore aggiunto si renderanno conto di come non avranno certamente bisogno di fare "strategie" di WOM né tantomeno di pagare agenzie che li supportino in questo, perchè il messaggio si propagherà da solo. Ma fino a che le aziende non si renderanno conto di questo, ci toccherà continuare a sentir parlare di strategie di WOM.
mercoledì 18 febbraio 2009
TIME preparati
Dopo aver letto che il TIME ha pubblicato la lista dei 25 migliori blog del 2009 e che, inspiegabilmente, il mio blog non rientra in questa classifica (e neppure nella classifica dei 5 blog più sopravvalutati del 2009) ho deciso di fare causa alla nota testata giornalistica per diffamazione, diffusione di notizie non corrispondenti alla realtà e istigazione alla non lettura.
E neanche a dirlo, tutto questo lo faccio per tutelare proprio voi, affezionati lettori del mio blog, che dopo aver letto la classifica del TIME potreste pensare di perdere del tempo prezioso collegandovi al mio blog o leggendo i miei feed. Ma non preoccupatevi, continuate a seguirmi perchè posso assicurarvi che state leggendo uno dei migliori blog al mondo... non ci sono classifiche che tengano!
P.S. Qualcuno conosce un buon avvocato?
Fonte Immagine: Time.com
E neanche a dirlo, tutto questo lo faccio per tutelare proprio voi, affezionati lettori del mio blog, che dopo aver letto la classifica del TIME potreste pensare di perdere del tempo prezioso collegandovi al mio blog o leggendo i miei feed. Ma non preoccupatevi, continuate a seguirmi perchè posso assicurarvi che state leggendo uno dei migliori blog al mondo... non ci sono classifiche che tengano!
P.S. Qualcuno conosce un buon avvocato?
Fonte Immagine: Time.com
giovedì 12 febbraio 2009
giovedì 5 febbraio 2009
BootB
Ovvero "Brands Out Of The Box", un modo nuovo e sicuramente non convenzionale di intendere il processo creativo.
Venerdi scorso ho incontrato a Roma Pier Ludovico Bancale, fondatore e CEO di questa start-up innovativa che si pone come obiettivo quello di scardinare il consueto processo creativo a cui le aziende sono ormai assuefatte.
E quale miglior modo di farlo se non quello di "sfruttare" la rete come facilitatore di connessioni?
BootB in poche parole è un marketplace della creatività, passatemi il termine, dove le Aziende (che hanno bisogno di quel bene sempre più prezioso che è la creatività distintiva) possono entrare in contatto con le migliori "menti creative" del pianeta. Come funziona? Semplice, un'azienda che decide di utilizzare BootB, inserisce online un brief che verrà recepito worldwide da tutti i creativi che aderiscono al network i quali, se decideranno di partecipare alla gara, cominceranno a sviluppare le loro proposte creative. Man mano che vengono sviluppate, le proposte verranno inserite online (anonime e visibili solo all'azienda richiedente). L'azienda si troverà quindi "unlimited creativity" da valutare e tra cui scegliere.
Riuscite ad immaginare il potenziale? Non esisteranno più barriere geografiche, si avrà la possibilità di entrare in contatto con creativi che hanno approcci culturali completamente diversi da quelli a cui siamo abituati (e proprio per questo potrebbero sviluppare quell'idea che mancava) e finalmente si potrà scegliere davvero l'idea che si ritiene vincente e non, come spesso accade, la meno peggio tra quelle proposte da una singola agenzia.
La morte delle agenzie di creatività come le abbiamo conosciute finora è vicina...
Venerdi scorso ho incontrato a Roma Pier Ludovico Bancale, fondatore e CEO di questa start-up innovativa che si pone come obiettivo quello di scardinare il consueto processo creativo a cui le aziende sono ormai assuefatte.
E quale miglior modo di farlo se non quello di "sfruttare" la rete come facilitatore di connessioni?
BootB in poche parole è un marketplace della creatività, passatemi il termine, dove le Aziende (che hanno bisogno di quel bene sempre più prezioso che è la creatività distintiva) possono entrare in contatto con le migliori "menti creative" del pianeta. Come funziona? Semplice, un'azienda che decide di utilizzare BootB, inserisce online un brief che verrà recepito worldwide da tutti i creativi che aderiscono al network i quali, se decideranno di partecipare alla gara, cominceranno a sviluppare le loro proposte creative. Man mano che vengono sviluppate, le proposte verranno inserite online (anonime e visibili solo all'azienda richiedente). L'azienda si troverà quindi "unlimited creativity" da valutare e tra cui scegliere.
Riuscite ad immaginare il potenziale? Non esisteranno più barriere geografiche, si avrà la possibilità di entrare in contatto con creativi che hanno approcci culturali completamente diversi da quelli a cui siamo abituati (e proprio per questo potrebbero sviluppare quell'idea che mancava) e finalmente si potrà scegliere davvero l'idea che si ritiene vincente e non, come spesso accade, la meno peggio tra quelle proposte da una singola agenzia.
La morte delle agenzie di creatività come le abbiamo conosciute finora è vicina...
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