Finalmente l'industria discografica fa marcia indietro e riconosce il fatto che la lotta contro il download "illegale" (e sul concetto di illegalità se ne potrebbe discutere per ore) di musica da internet non ha prodotto alcun risultato, nè in termini monetari e né tantomeno in termini di immagine per le case discografiche stesse, sconfitte più che mai (vi dice qualcosa Don Chisciotte?).
Quale sarà il modello di business su cui dovranno ricostruirsi è ancora tutto da definire (pagamento a canone per il download, prezzo "abbordabile" per i singoli CD, revenues su advertising all'interno dei siti delle stesse, etc. etc.). Nessuno può dirlo con certezza.
Quello che però si può solo affermare è che il modello di business su cui fino ad ora si è retta l'industria discografica è definitivamente crollato di fronte all'evidente cambiamento nelle modalità di fruizione dei contenuti da parte degli utenti. E questo comporterà anche che il negozietto di dischi, piccolo o grande che sia, dovrà cambiare modo di intendere la propria "bottega" adeguandosi ai tempi. Come? Tutto da scoprire.
E ora tocca all'industria cinematografica e a tutto ciò che gli ruota intorno... aspettate e vedrete.
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